Vincenzo trovo questo libro un atto di amore, un amore incondizionato agli altri, a chiunque si trovi nella situazione difficile di dover sopportare condizioni professionali negative, o organizzazioni aziendali da incubo, o ancora peggio alla mancanza di un posto di lavoro. Il protagonista è proprio il lavorobenfatto, tutto attaccato, perché è una qualità che non può stare separata dalla parola stessa in quanto solo così assume il suo vero significato, cioè che non esiste lavoro se non quello ben fatto. Tutto il resto è inciviltà del lavoratore come del datore di lavoro.
Le tre storie che racconti sono storie più reali della realtà, più fantastiche dell’immaginazione, più formative dei racconti di formazione. Ed è su questo piano che si snoda un’unica storia, suddivisa in tre visioni diverse che porta e conduce su altrettanti piani della realtà differenti. Il padre che educa il figlio, il figlio che rievoca il padre, e Sofia che con Jonas guardano il futuro attraverso la finestra del mondo di Cip, comunità ideale ma vera.
Un testo importante che si legge in pochi giorni oppure molto lentamente, come ho fatto io, per coglierne appieno tutta la profondità di pensiero con il quale è stato scritto. È fondamentale per quello che sono, un orientatore, un appassionato del lavoro, è fondamentale per capire che un futuro più roseo del mondo del lavoro c’è, è fondamentale perché descrive un sogno e quel sogno è raggiungibile solo se si ispirano gli altri e tu, con la sua attività e il tuo diario lo sai e hai creato questo bellissimo libro da cui partire.
Per me il viaggio verso Cip è già iniziato… grazie Vincenzo!