Novelle Artigiane è un libro che ti lascia “sazio”. Nel senso che c’è tanto, dentro, da riempire corpo e anima di una serie di pensieri che vagano sospesi e al tempo stesso ti portano a focalizzare verso un punto preciso.
L’ho finito di leggere a colazione, e dopo l’ultima riga ho ripiegato il tovagliolino, avvitato il coperchio del barattolo della marmellata, raccolto le molliche dal tavolo, messo il cucchiaino in lavastoviglie. I gesti di sempre, di ogni fine colazione, eppure mi sono sembrati diversi: più accurati, più lenti, più consapevoli. Perché un lavoro ben fatto ha bisogno di cura, pazienza, attenzione. E tempo. Quel tempo che spesso attraversiamo senza viverlo, di corsa, perché mentre facciamo una cosa stiamo già pensando alle altre mille che ci aspettano. E così, probabilmente, ci perdiamo quello che ogni singolo istante contiene in sé: la magìa dell’attimo, del presente, del qui e ora, di un momento ripetibile e allo stesso tempo unico, per come lo si sta vivendo.
Novelle Artigiane ti regala consapevolezza portandoti in una dimensione sospesa tra passato, presente e futuro, tra la vita che non è eterna e la morte che ritorna sotto forma di ricordi, parole, insegnamenti, miniature. Già, perché la bellezza sta spesso nelle piccole cose, e ancora più spesso nell’invisibile che porta con sé un’immensa profondità. Come nel non detto, che regala attimi di sospensione infinita, di interrogativi senza risposte, di interpretazioni lanciate nel silenzio.
Di tanto in tanto, nel racconto, appare Napoli, anche lei con i suoi mille contrasti che non diventano mai contraddizioni: ci sono il ragù e i polipi, le scalinate e il mare, da guardare in lontananza da un balcone. C’è Totò e c’è Massimo Troisi, che di Napoli portano l’ironia e la profondità senza tempo. E ci sono i gesti di botteghe e laboratori antichi, la proiezione verso la modernità che mette in dubbio le certezze e sgretola le convinzioni; ologrammi e blockchain si fondono con l’arte del fabbro e del restauratore, mentre nuovi allievi crescono ascoltando vecchi maestri, l’unico modo per far sì che l’arte del far bene le cose non abbia mai fine.
Al di là della tecnologia e del 3D, ciò che ci resta è la voglia di fare della nostra vita un capolavoro, dando la giusta dose di importanza all’unicità dei nostri incontri, alla bellezza di un dialogo con un amico, alla porta aperta ad una sconosciuta che viene da lontano e parla una lingua diversa, ma che dopo dieci minuti ti sembra di conoscere da una vita.
Novelle Artigiane è questo e molto di più: è la voce roca del suo autore, è la sua mano grande che accarezza la parete per verificare se sia davvero liscia come sembra, è il suo sguardo umile da maestro, che indaga e non si stanca mai di ascoltare, per mettersi in discussione e trovare negli altri una parte di sé e del mondo che lo circonda.
In qualche riga troverete sicuramente qualcosa che vi somiglia, qualche caratteristica che vi riconduce ad un amico, ad una persona che avete conosciuto, in questo microcosmo abitato da tanti personaggi che appaiono e scompaiono, portando dietro di sé un mondo.
E vi sembrerà di esserci, in quell’ambientazione fantastica, ad ascoltare e a vedere ciò che accade. Fino all’ultima pagina, quando uscirete da quella bolla sospesa e avrete una sensazione di sazietà. E il vostro mondo ordinario vi sembrerà un po’ diverso, un po’ differente. Un po’ migliore.