Buonasera a tutti, e grazie di essere qui con noi stasera.
“L’ignorante non si conosce dal lavoro che fa ma da come lo fa”, sono le parole pronunciate da Nuto in “La luna e i falò” di Cesare Pavese e questa è una frase che torna spesso nei discorsi di Vincenzo Moretti.
C’è un’altra frase che ho molto a cuore. La pronunciava mia nonna quando vedeva fare qualcosa in un modo nuovo e diverso: “Ecco, l’uomo deve essere studiatore!” per sottolineare quanto fosse importante non fermarsi al modo di fare le cose che conosciamo ma nella ricerca di altri modi, di altre strade.
L’urgenza di fare bene le cose è una questione di cultura, di approccio, significa mettere se stessi in ogni cosa. Qualunque lavoro ha senso se lo fai bene. Se fai una cosa, cerca di farla bene perché è così che si fa.
Il lavoro quindi non è solo un mezzo ma anche un valore.
Un pomeriggio di Aprile di quest’anno, navigando su Twitter ho letto le parole “Lavoro Narrato”.
Mi sono incuriosita perché il lavoro viene declinato in tanti modi ma difficilmente l’ho visto accostato all’aggettivo “narrato”. Così ho approfondito e ho scoperto che dietro alla notte del lavoro narrato c’era Vincenzo Moretti ma anche una rete di persone che volevano raccontare la dignità e il valore del lavoro.
Dall’hashtag #lavoronarrato una parola ha tirato l’altra e sono atterrata sul blog di Vincenzo Moretti su Nòva24 e ho deciso che avrei voluto fare qualcosa anch’io sul tema del lavoro narrato. Perché parlare di lavoro è giusto e fa bene, perché tanta gente ha voglia di condividere i propri bisogni e le proprie idee.
Ma era già il 29 Aprile e la giornata del lavoro narrato era prevista per il 30, quindi ho scritto all’indirizzo email che Vincenzo aveva messo a disposizione per chiunque volesse partecipare all’iniziativa.
Lui mi rispose entusiasta e mi chiese di sentirci per telefono, voleva spiegarmi bene il progetto.
Era una giornata uggiosa, come stamattina. Stavo uscendo di casa e, parlando con Vincenzo, passai in rassegna alcuni luoghi della mia città: la strada di casa, il quartiere, il mare, la spiaggia. Mentre lui mi raccontava di quanto i suoi genitori fossero stati importanti nella costruzione della sua identità personale e professionale io pensai alla mia vita. E capii che nel racconto degli altri, troviamo sempre una traccia importante di noi.
Parlammo a lungo, una telefonata lunga e ricca di entusiasmo e voglia di raccontare, di narrare il lavoro in modo semplice, in modo umano, come mezzo per avvicinarsi agli altri.
Alla notte del lavoro narrato partecipai con un testo sul mio blog Frasivolanti che era un compendio della mia chiacchierata con Vincenzo ma anche uno stimolo per proseguire su quella strada.
Nei mesi successivi io e Vincenzo siamo rimasti in contatto, ho partecipato spesso alle riflessioni condivise che ha suscitato online. E di lui ho apprezzato una qualità che reputo fondamentale quanto difficile da trovare: la voglia e l’impegno di dare spazio agli altri. Ho trovato in lui una generosità rara nel mettere a disposizione il suo spazio su Nòva 24 come fosse uno spazio di tutti, in cui tutti potessero partecipare a discussioni sul lavoro, sulla ricerca di senso in ciò che facciamo, sull’evoluzione della tecnologia, sulle nostre storie di lavoro ben fatto.
Vincenzo Moretti è portavoce e autore del manifesto del lavoro ben fatto: 52 principi per rimarcare il concetto che lavorare bene ha senso e conviene. “Nel lavoro tutto è facile e niente è facile, è questione di applicazione, dove tieni la mano devi tenere la testa, dove tieni la testa devi tenere il cuore” – è uno dei principi del manifesto a cui sono molto legata.
E arriviamo agli ultimi mesi: Novelle Artigiane è arrivato nello scaffale della mia libreria e della mia vita come atto di gratitudine nei confronti di una persona che ha sempre mostrato attenzione verso i miei testi e verso ciò che avevo da dire.
Ho letto il libro e ho pensato che sarebbe stato magnifico portare Vincenzo Moretti a Bari per presentarlo, per farsi conoscere, per parlare insieme di un modo possibile di fare le cose, che poi dovrebbe essere l’unico modo per farle: ovvero farle bene.
Sul luogo più adatto per dialogare di questo tipo non ho avuto dubbi: Acidicolori, perché per me questo è un angolo magico di Bari che rappresenta arte, artigianato, luoghi del cuore, bellezza. Ho chiesto a Carmela Lovero se l’idea di ospitare Vincenzo le piacesse e da lì abbiamo proseguito in questo percorso con la complicità e il supporto di Elvira Zaccagnino.
Vincenzo Moretti è sociologo e narratore. Figlio di Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Di se stesso scrive “Desidero quello che ho, continuo ad avere voglia di cambiare il mondo e penso che la bellezza, la cultura e il lavoro ben fatto possano aiutarci a farlo.”
Racconta il lavoro ben fatto su Nòva del Sole 24 Ore e ha scritto il libro “Novelle Artigiane” e stasera vorrei condividere con voi il suo racconto.
Lascio quindi la parola a Vincenzo Moretti e alla giornalista Donatella Lopez che ci aiuterà ad entrare nell’atmosfera delle novelle artigiane.
Grazie.
Bravissima Laura. Nelle tue parole c’è una “recherche” interessante che, quando si parla di certi argomenti come il lavoro, si trova troppo poco. Continua così!
Grazie Simone! Le parole sono state ispirate dalla voglia di far capire quale sogno c’è dietro questo incontro a Bari: la voglia di utilizzare concretamente le nostre parole per un risultato bello che tramuti il nostro futuro in uno scenario di senso in cui ognuno tiene a ciò che fa e tiene a farlo bene. L’emozione ha fatto il resto e gli incontri reali che ho condiviso venerdì hanno dato un senso forte a questa presentazione. Un abbraccio a te.