Lavoro più che ben fatto!
È quello del lavoro il tema intorno al quale ruotano le belle e coinvolgenti pagine di queste “Novelle Artigiane” che l’autore, il sociologo Vincenzo Moretti, ha scritto con passione, entusiasmo e, letterariamente parlando, uno stile da vero narratore.
Tre i racconti racchiusi nella raccolta: “L’uomo che aggiustava le cose”, “Il sogno di Sofia” e “Le miniature di Luigino”, legati fra loro dalle vicende, e dalla creatività, della famiglia appunto di Luigino; quest’ultimo, uno dei protagonisti del libro (forse quello principale), ci viene presentato dall’infanzia sino all’età adulta, passando attraverso le vicissitudini della vita. Affiancato dal padre Jacopo, inizia fin da bambino a riflettere sul valore del lavoro, appassionandosene a tal punto da farne il cardine della propria esistenza, come si scoprirà nel testo conclusivo.
“Nel lavoro non ci sono cose facili e non ci sono cose difficili, dipende dal modo in cui le fai, dalla capacità di tenere assieme la testa, le mani e il cuore”: sono queste alcune delle parole di Mastro Giuseppe che sembrano ammaliare il piccolo Luigino. Così come la figura stessa dell’uomo che aggiustava le cose, protagonista indiscusso del primo racconto, finirà per condizionarne i successivi progetti professionali. Molto ben riuscito il personaggio dell’artigiano Mastro Giuseppe, misterioso vegliardo di cui si è perso il conto degli anni ma sempre in attività, estremamente abile a ridare nuova vita a qualsiasi cosa, dagli oggetti più semplici, come i coperchi delle pentole, fino ai marchingegni più strambi, o quasi irreali, come addirittura le astronavi di Star Wars!
“[…] un po’ Yoda, un po’ Piccolo Principe […] Un fabbricante di sogni innamorato di umanità”, secondo il suggestivo ricordo da parte di Luigino sul finire del libro, Mastro Giuseppe ama giocare con le stelle e gettare lo sguardo lontano, verso quelle frontiere sconosciute che rappresentano i “pensieri creativi dell’uomo”. Un’attenta lettura in particolare del primo racconto a lui dedicato rivelerà un piccolo gioiello.
Non meno originali della prima, anche le altre due novelle propongono al lettore vicende e personaggi sospesi tra realtà e immaginazione, tra presente e futuro a tratti in verità un poco fantascientifico, restando tuttavia ben ancorati a profonde riflessioni sul tema del lavoro e del suo svolgimento e, nel contempo, anche su quello dei rapporti interpersonali.
“[…] e dunque ciascuno deve essere messo in condizione di lavorare bene, deve sentirsi rispettato, deve essere pagato il giusto, deve essere contento del lavoro che fa, detto in una parola deve stare bene.”
“[…] il lavoro è identità, è rispetto, è dignità. Per questo i soldi guadagnati con il lavoro valgono di più, soprattutto quando i diritti delle persone vengono rispettati e non c’è sfruttamento.”
Moretti ha scritto, tra le varie cose, il “Manifesto del lavoro ben fatto”, un interessante documento di oltre cinquanta articoli sottoscritto finora da numerosi firmatari. Le “Novelle Artigiane” sono occasione di ulteriore diffusione dei suoi contenuti che assumono, dunque, tra queste pagine una veste narrativa che non stona affatto; esse raccontano, infatti, di fabbriche che non siano soltanto meri e spersonalizzanti luoghi di lavoro, dell’importanza di passione e talento nello svolgimento di un’attività che però richiede anche spirito di sacrificio e impegno costanti per continuare a imparare, di come le macchine e la tecnologia in generale possano essere certamente utili, ma non al fine di disfarsi del lavoro.
Attraverso una più che buona prosa, la penna dell’autore offre una scorrevole lettura ricca di diversi spunti di riflessione e considerazioni non di poco conto, come quella secondo cui “[…] qualunque lavoro ha senso se è fatto bene”. In tempi di amara crisi del lavoro sotto molteplici aspetti (quel lavoro che per di più non c’è o si trova spesso con grande difficoltà, quel lavoro svilito talvolta da ricatti, calpestato, oggetto di vergognosa mercificazione persino all’interno delle cabine elettorali), sarebbe opportuno per tutti fermarsi un attimo e riconsiderare, magari anche grazie a libri come questo, il suo reale valore e quanto esso possa veramente dare dignità alla gente, nonché a un Paese intero.
Laura Vargiu