#Grazie, Vincenzo. Grazie per aver scritto Novelle Artigiane. Le storie di Luigino, Jacopo, Sofia, Jonas, Mastro Giuseppe mi hanno catapultata in maniera esclusiva nel multiverso di questa comunità narrativa e progettuale donandomi sintesi che cercavo da tempo. Un riconoscimento semantico e un allineamento di senso che hanno accarezzato la mia anima cullandone le inquietudini in cui ogni tanto fa capolinea. Un principio ordinatore, una cabala disarmante che mi ha riportato indietro di qualche anno, a ripensare le tracce dei miei passi, i loro gesti transitivi.
Nel procedere della tua narrazione, ho rincontrato i tentativi per svelare a me stessa l’importanza della parola incarnata nella cura per gli altri, che non scada in chiacchiera; la ferita di un territorio posto ai margini della storia illustre e forse proprio per questo radicato a utopie, immaginazioni e dissonanze necessarie per reinterpretare il futuro in cui siamo già immersi, l’esserci e il suo tempo slabbrato di fiducia e amarezza; l’ansia di sistematizzare regole e procedure per far funzionare le “cose” meridionali.
In questi cerchi concentrici di consapevolezze fugaci, come una marionetta del teatro palermitano, ho recuperato man mano che i tuoi paragrafi avanzavano il Beruf di Weber ricongiungendoli a sensazioni traghettate dalle lezioni liceali della mia professoressa Rita Galietta sulla nera civiltà contadina fino alla mia Itaca, la #Lucania. Questa meravigliosa terra di luce e Lestrigoni in cui sto misurando limiti e difficoltà nel tentativo di far dialogare il mondo delle idee con la contingenza; gli archetipi del vicinato con l’altrove dei modelli.
Devo provare a essere utile a questa terra, a leggere le sue ferite e a raccontarne la rinascita che emerge dalla consapevolezza dei suoi abitanti in maniera processuale e orizzontale. Il mio perché. Credo follemente nel valore sociale delle narrazioni. Credo che la #comunicazione supporti l’emancipazione e la #resilienza dei territori marginali, se co-creata in maniera autentica con le sue #vocazioni. Ho capito che non posso, non voglio e non sono capace di raccontare qualsiasi “cosa” che non abbia un’attinenza con la felicità di una piccola comunità.
Il racconto deve essere finalizzato alla sperimentazione di queste declinazioni sociali, altrimenti la parola, la mia stessa esistenza perde valore e si opacizza nell’alienazione dell’oggetto. Sono andata alla ricerca di prove e sintesi provvisorie, che dalle periferie mi rinsaldassero in questa fiducia, in questo pre-categorico. L’umanità è un raro dono. Vorrei che ognuno, ogni giorno, tenesse a mente l’imperativo di non sciuparlo.
Resto sospesa in vitali de-coincidenze. Tra la convinzione di preservare l’assurdo che avverto, senza nominarlo a tutti i costi, e la necessità di guidare il processo, questa autopoiesi dell’appartenenza fluida che riscopre la fiducia ad abitare i propri spazi, con responsabilità, cura e avanguardia. Questa parola incarnata, questo fare poetico credo sia la mia ricerca di senso, la mia postura rispetto al mondo. Resto fiduciosa sul fatto che non esista la categoria dell’ #impossibile. Ci sono solo strumenti più o meno opportuni e contesti più o meno plastici, se abbarbicati all’onestà del bene comune come destinazione e specchio delle nostre azioni. Non so se risieda in questa insofferenza che non conosce approdo, nella sensazione di non aver mai fatto abbastanza, la mia #ispirazione verso questa #rivoluzione umanistica.
Spero di non sciupare i tuoi #rami di grafite con il mio #sguardo emotivo. Grazie per avermi permesso di leggere un concetto di #felicità versatile e universale allo stesso tempo, fatto di sogni e racconti, modelli e miniature, profondità e disciplina. E per esserti preso #cura di questa credenza concreta. Il mondo #possibile è il mondo scelto come attuale, a cui le variabili possono accedere e da cui dipendono le tabelle di verità. Io voglio far parte di questa bottega in cui ci esercitiamo ad abitare qui e altrove, in maniera parallela e precisa.
Con immensa gioia
#Giusneyland
Post Scriptum
Grazie a Francesco Pio per il regalo che mi ha fatto con queste straordinarie storie. Ne donerò una copia al sindaco Rocco Rosano, che dal mio punto di vista incarna per molti aspetti la filosofia del #lavorobenfatto. Con la premessa e l’impegno a passare il libro.