Caro Luca, è arrivata la recensione numero 17 su Amazon. L’autore si firma Andrea, leggendo quello che ha scritto a tratti mi sembra di riconoscerlo e a tratti no, dunque non mi avventuro, alla fine resta quello che Novelle Artigiane gli ha lasciato, mi sembra questo quello che conta. Buona lettura.
«Con Novelle Artigiane si capisce veramente cosa intende l’autore per #lavorobenfatto. È una filosofia, uno stile di vita, “a status of mind” che viene raccontato in maniera eccezionale, coinvolgente, emozionante in questo libro. Una visione lucida, concreta e serena di affrontare un tema così difficile con una ricetta che può sembrare semplice, a tratti banale, ma che raccontata nel modo giusto, proprio come ha saputo fare Vincenzo in questo libro, è di una potenza dirompente.
Questo libro mi ha commosso tanto perché mi ha fatto ripercorre un po’ tutta la mia vita, sicuramente il legame padre-figlio cosi come proprio quello che succede al padre di Luigino, che purtroppo conosco bene cosa significa.
In realtà, è proprio la figura forse chiave del tuo libro, Mastro Giuseppe, che ogni volta mi riportava alla mente tutti i bellissimi ricordi di mio padre, che da perito elettrotecnico super appassionato di tecnologia e meccanica e con tanti lavori diversi fatti fin da giovanissimo, sapeva davvero aggiustare qualsiasi cosa. Inoltre i bellissimi riferimenti alla Napoletaneità, come le storie legate al caffè, alla pizza, Natale in casa Cupiello, e i luoghi cari a tutti i noi napoletani (in primis la casa di Tonino alla Pedamentina che tra l’altro è uno dei posti che abbiamo attraversato durante il bellissimo safari urbano di Movimenta che abbiamo organizzato lo scorso novembre), mi riportavano alla mente i discorsi con mio nonno che è stato un famoso giornalista e poeta napoletano oltre che direttore di due giornali “Ribalta” e”6&22”.
Mio nonno e mi padre sono state le persone più importanti della mia vita, quelle che mi hanno insegnato praticamente tutto, ma se ne dovessi scegliere una tra le tante ti direi il senso del sacrificio e quindi del #lavorobenfatto.
“Se prima non sistemi i cieli affondati che affollano la tua esistenza è difficile scegliere il tuo destino. Vite come quelle di papà non è che si possano semplicemente mettere via. Ci sono da mettere a posto i cassetti con gli insegnamenti e quelli con i ricordi, ci sono da saldare i conti con l’assenza e con il rimpianto. Senza contare il dolore, che quello quando ti stringe in petto e poi si arrampica su, fino alla gola, è difficile da tenere a bada.
È venuto il momento di superare il complesso di Edipo, di mettere in soffitta la versione idealizzata di mio padre. Tra poco verrà il momento di raccontarlo alle mie figlie, e voglio che loro conoscano l’uomo, non il mito, il nonno che sarebbe stato felice di portarle in giro, di giocare, di smontare e rimontare storie e computer insieme a loro”.»